The Montecristo Project è un romanzo di fantascienza ambientato nella Toscana del medio futuro, più che altro a Livorno, Pisa e, ovviamente, sotto l’Isola di Montecristo e nell’arcipelago toscano. Per la precisione si tratta di Hard Science Fiction, fantascienza ad alto spessore tecnico-scientifico basata su alcune teorie attuali.
Ora, molti sentendo la definizione “romanzo di fantascienza” storcono un po’ il naso, magari pensando a qualche film chiassoso con improbabili battaglie spaziali o a mostri alieni che rapiscono belle ragazze terrestri. In Italia c’è tuttora una forte dose di pregiudizio verso il genere fantascientifico, nonostante abbia donato al cinema e alla letteratura grandi capolavori. Per non parlare delle serie televisive, dove questo genere negli ultimi anni ha dato vita a molti esempi di ottimo livello.
Ma come in tutti i generi artistici, esiste fantascienza e fantascienza.
La buona fantascienza
La buona fantascienza ha un grande potere: fa pensare e fa riflettere su problemi assolutamente reali, da un punto di vista spesso più aperto e più profondo rispetto a tanta letteratura che si auto-definisce “realistica” – e che tale comunque non è mai: una storia è sempre narrata, non è una cronaca oggettiva. Neppure un articolo di giornale. Qualcuno ha scritto che la letteratura è un sotto-genere della fantascienza: ovviamente questa è un’iperbole, tuttavia nasconde delle verità insospettabili.
Quanto scrissi il racconto nel 1993 l’intelligenza artificiale era un argomento per specialisti, quasi sconosciuto al grande pubblico, se non per gli esempi letti e visti nella fantascienza: da Hal in 2001 Odissea nello Spazio ai primi due Terminator, in generale nelle storie in cui un essere artificiale dimostrava consapevolezza non finiva granché bene per l’umanità: la visione era – e in buona parte resta tutt’oggi – distopica.
Fantascienza distopica…
O fantascienza utopica?
Scienza e Fantascienza
Fantascienza non scontata
Una nuova speranza
La trama del mio racconto fin dall’inizio mi pareva inusitata, originale e tuttora mi risulta non sfruttata nella letteratura fantascientifica. Il buon amico Vittorio Catani, vincitore del Premio Urania 1989 e purtroppo scomparso prima di vedere il mio libro pubblicato, mi aiutò tantissimo a mettere a punto la scrittura e il ritmo di quelle prime 15 pagine.
Intimamente convinto di avere trovato una buona idea, lo feci leggere in giro finché ebbi la fortuna di conoscere, per una collaborazione su un progetto cinematografico – musicale, un grande regista e attore italiano, Maurizio Nichetti. Che, oltre a essere un professionista di altissimo livello – ma è inutile che lo ribadisca qui – è una persona di grande carisma e per me assunse un ruolo fondamentale, quando mi disse che il racconto gli era piaciuto davvero molto e che avrebbe provato a valutarne una versione cinematografica insieme a dei produttori.
Fantascienza e ostinazione
Così mi ostinai a portare avanti il sogno – a questo punto un proposito, un’intenzione – fino a quando ricevetti una mail dall’assistente personale dell’allora presidente della 20th Century Fox Italia Osvaldo De Santis, che mi invitava a mandare loro uno script per un film o una serie di fantascienza.
Ero al settimo cielo, insomma.
Dall'intenzione all'azione
Quindi, mi misi a scrivere di buona lena: certamente da un racconto di fantascienza lungo quindici pagine non si può costruire un’intera sceneggiatura, occorreva ampliare e approfondire la storia.
Pensai di iniziare dalle origini del Progetto Montecristo, due anni prima rispetto alla narrazione del racconto, incastonandolo a metà libro e quindi portando avanti la storia per la metà successiva. In pratica intendevo scrivere due “Guerra e Pace” uniti insieme: perché devi sempre esagerare, Edoardo?
Ben presto mi resi conto che avevo fatto il passo più lungo della gamba e mi ridussi a ben più miti propositi: avrei intanto scritto un prequel e mi sarei fermato all’evento del racconto originale. Nuovi personaggi iniziarono ad apparire, insieme a inedite sotto-trame.
Il tutto si stava complicando.
L’avvento di StoryMill
Eravamo nel 2010.
Fin dall’inizio ho utilizzato Pages della Apple per scrivere, molto comodo per la sua funzione di sincronizzazione automatica grazie alla quale creavo in mobilità su iPad e mi poi ritrovavo il file aggiornato a casa, sul mio Mac. A un certo punto però sentii il bisogno di un software più completo per la scrittura creativa, che gestisse personaggi, location, timeline e quant’altro.
Mi guardai intorno, chiesi consiglio e testai StoryMill, anzi lo utilizzai per qualche mese.
Fino a quando mi resi conto che mi stava stretto.
Qualche assaggio di "Tempesta"
L’Ente inciampò, e cadde.
Non interamente: sarebbe stato fisicamente impossibile il crollo contemporaneo di tutti i Suoi sottosistemi, a meno che l’intero pianeta per qualche motivo venisse danneggiato in maniera irreparabile e non solo in superficie.
(…) – Mi stai facendo paura, Giuseppe.
Montalcini lo fissò negli occhi, serio.
– Perché cominci a capire, Juan.