2) La fantascienza e il suo potere

The Montecristo Project è un romanzo di fantascienza ambientato nella Toscana del medio futuro, più che altro a Livorno, Pisa e, ovviamente, sotto l’Isola di Montecristo e nell’arcipelago toscano. Per la precisione si tratta di Hard Science Fiction, fantascienza ad alto spessore tecnico-scientifico basata su alcune teorie attuali.

Ora, molti sentendo la definizione “romanzo di fantascienza” storcono un po’ il naso, magari pensando a qualche film chiassoso con improbabili battaglie spaziali o a mostri alieni che rapiscono belle ragazze terrestri. In Italia c’è tuttora una forte dose di pregiudizio verso il genere fantascientifico, nonostante abbia donato al cinema e alla letteratura grandi capolavori. Per non parlare delle serie televisive, dove questo genere negli ultimi anni ha dato vita a molti esempi di ottimo livello.

Ma come in tutti i generi artistici, esiste fantascienza e fantascienza.

La buona fantascienza

La buona fantascienza ha un grande potere: fa pensare e fa riflettere su problemi assolutamente reali, da un punto di vista spesso più aperto e più profondo rispetto a tanta letteratura che si auto-definisce “realistica” – e che tale comunque non è mai: una storia è sempre narrata, non è una cronaca oggettiva. Neppure un articolo di giornale. Qualcuno ha scritto che la letteratura è un sotto-genere della fantascienza: ovviamente questa è un’iperbole, tuttavia nasconde delle verità insospettabili.

Quanto scrissi il racconto nel 1993 l’intelligenza artificiale era un argomento per specialisti, quasi sconosciuto al grande pubblico, se non per gli esempi letti e visti nella fantascienza: da Hal in 2001 Odissea nello Spazio ai primi due Terminator, in generale nelle storie in cui un essere artificiale dimostrava consapevolezza non finiva granché bene per l’umanità: la visione era – e in buona parte resta tutt’oggi – distopica.

La fantascienza e il suo potere: S.A.F.E.
Fantascienza non distopica non significa fantascienza utopica. S.A.F.E. ne è un perfetto esempio.

Fantascienza distopica…

La storia della letteratura fantascientifica ci presenta diversi capolavori di fantascienza distopica, nella quale uno o più aspetti negativi della tecnologia o della società vengono amplificati, portati all’estremo fino a creare un mondo sostanzialmente terribile, pur se talvolta affascinante. 
 
Da 1984 di George Orwell a Blade Runner e a tutte le opere di / ispirate da Philip K. Dick (lo scrittore storicamente più sfruttato da Hollywood su queste tematiche), una lunga sequela di storie pessimistiche di fantascienza hanno assunto il ruolo sociale della tragedia nell’antica Grecia: un memento, un monito sulle possibili conseguenze di un utilizzo acritico delle scoperte della scienza, e spesso hanno influenzato il nostro immaginario e le nostre scelte in diversi campi.

O fantascienza utopica?

Di contro, la fantascienza che lascia aperta la speranza per un futuro migliore (ad esempio la saga di Star Trek) può essere considerata “utopica”. Ma io preferisco definirla. semplicemente, “non distopica” perché l’utopia può richiamarci alla mente un’eccessiva semplificazione; semplificazione che, aggiungo, può talvolta presentarsi anche nella visione distopica.
 
Personalmente, mi sono impegnato al massimo nel creare un mondo futuro con problemi diversi dai nostri, qualche volta estremi e qualche volta no, un mondo eterogeneo e variegato, che richiami la complessità della realtà attuale senza ricamarci troppo.
La fantascienza e il suo potere: la molecola del Morg
Rappresentazione artistica della Dimatilammina Ripotenziata, chiamata Morg nell'ambiente dello spaccio

Scienza e Fantascienza

In molti ambienti di ricerca avanzata, ad esempio il MIT di Boston – come mi raccontava il prof. Bruno Coppi quando collaboravo con lui sulla comunicazione relativa al suo progetto Ignitor per la fusione nucleare – i ricercatori sono per gran parte sia lettori sia autori di fantascienza. 
 
Questo dovrebbe farci pensare. Un Paese dove non è particolarmente amata la fantascienza, è forse un Paese in cui non è particolarmente amata la scienza? L’Italia è uno degli stati europei dove si investe meno in università e ricerca, e il successo che ottengono certi personaggi predicando tesi del tutto anti-scientifiche, anche fra coloro che ostentano un elevato livello culturale – ma solo apparente, chi non comprende il pensiero scientifico non ha una vera cultura – non lascia ben sperare. 

Fantascienza non scontata

Non pare un caso che il governo cinese invece abbia una grande considerazione della fantascienza come mezzo per educare i giovani a “vivere nel futuro”. Magari non è un governo democratico per come noi lo intendiamo, ma forse ha qualcosa da insegnarci. Se la buona fantascienza ha il potere di aprire le nostre menti, una buona idea fantascientifica può spalancarci una porta verso nuovi mondi. 
 
E se è vero quanto scriveva Umberto Eco: Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino ha ucciso Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”, allora la buona fantascienza può proiettarci altrettanto se non più in avanti, anche in universi finora per noi inconcepibili, allargando il nostro pensiero a nuove e più ampie prospettive.
La fantascienza e il suo potere: la cover
L'immagine originale dalla quale Lorenzo Crescentini ha concepito la copertina del primo libro

Una nuova speranza

La trama del mio racconto fin dall’inizio mi pareva inusitata, originale e tuttora mi risulta non sfruttata nella letteratura fantascientifica. Il buon amico Vittorio Catani, vincitore del Premio Urania 1989 e purtroppo scomparso prima di vedere il mio libro pubblicato, mi aiutò tantissimo a mettere a punto la scrittura e il ritmo di quelle prime 15 pagine.

Intimamente convinto di avere trovato una buona idea, lo feci leggere in giro finché ebbi la fortuna di conoscere, per una collaborazione su un progetto cinematografico – musicale, un grande regista e attore italiano, Maurizio NichettiChe, oltre a essere un professionista di altissimo livello – ma è inutile che lo ribadisca qui – è una persona di grande carisma e per me assunse un ruolo fondamentale, quando mi disse che il racconto gli era piaciuto davvero molto e che avrebbe provato a valutarne una versione cinematografica insieme a dei produttori. 

Fantascienza e ostinazione

Tutto questo mi diede la speranza di un reale cambio di paradigma, di passare dal livello dei sogni, a occhi più o meno aperti, a quello delle possibilità concrete. Alla luce di ciò, ha ben poca importanza il fatto che non si trovarono i fondi necessari e che il progetto morì quasi subito: avevo intravisto le stelle al di là della brumosa cappa padana.
 

Così mi ostinai a portare avanti il sogno – a questo punto un proposito, un’intenzione – fino a quando ricevetti una mail dall’assistente personale dell’allora presidente della 20th Century Fox Italia Osvaldo De Santis, che mi invitava a mandare loro uno script per un film o una serie di fantascienza. 

Ero al settimo cielo, insomma.

La fantascienza e il suo potere: l'Arno d'Argento
Il ristorante galleggiante "Arno d'Argento" fluttua sul fiume nella sera pisana

Dall'intenzione all'azione

Quindi, mi misi a scrivere di buona lena: certamente da un racconto di fantascienza lungo quindici pagine non si può costruire un’intera sceneggiatura, occorreva ampliare e approfondire la storia.

Pensai di iniziare dalle origini del Progetto Montecristo, due anni prima rispetto alla narrazione del racconto, incastonandolo a metà libro e quindi portando avanti la storia per la metà successiva. In pratica intendevo scrivere due “Guerra e Pace” uniti insieme: perché devi sempre esagerare, Edoardo?

Ben presto mi resi conto che avevo fatto il passo più lungo della gamba e mi ridussi a ben più miti propositi: avrei intanto scritto un prequel e mi sarei fermato all’evento del racconto originale. Nuovi personaggi iniziarono ad apparire, insieme a inedite sotto-trame.

Il tutto si stava complicando.

La buona fantascienza: L'icona di StoryMill
L'icona della applicazione StoryMill

L’avvento di StoryMill

Eravamo nel 2010.

Fin dall’inizio ho utilizzato Pages della Apple per scrivere, molto comodo per la sua funzione di sincronizzazione automatica grazie alla quale creavo in mobilità su iPad e mi poi ritrovavo il file aggiornato a casa, sul mio Mac. A un certo punto però sentii il bisogno di un software più completo per la scrittura creativa, che gestisse personaggi, location, timeline e quant’altro. 

Mi guardai intorno, chiesi consiglio e testai StoryMill, anzi lo utilizzai per qualche mese.
Fino a quando mi resi conto che mi stava stretto.

Qualche assaggio di "Tempesta"

Livorno futura
Livorno futura

Una strana città, Livorno.

L'Ente Errante
L'Ente Errante

L’Ente inciampò, e cadde.
Non interamente: sarebbe stato fisicamente impossibile il crollo contemporaneo di tutti i Suoi sottosistemi, a meno che l’intero pianeta per qualche motivo venisse danneggiato in maniera irreparabile e non solo in superficie.

L'altro da noi
L'altro da noi

(…) – Mi stai facendo paura, Giuseppe.
Montalcini lo fissò negli occhi, serio.
– Perché cominci a capire, Juan.

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Livorno futura
Livorno futura
L'Ente Errante
L'Ente Errante
L'altro da noi
L'altro da noi
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