La terrazza era stata ottenuta tagliando via una grande parte del tetto dall’edificio principale ed era disposta su più livelli, in modo da permettere una visione a trecentosessanta gradi della volta celeste. Vi era stato installato anche un piccolo ma potente telescopio e in caso di pioggia veniva rapidamente protetta da una cupola trasparente.
Anche le ultime nuvole erano state spazzate via dal vento, trasformatosi in una leggera brezza di scirocco. Solo a nord remote e dense formazioni lampeggianti indicavano la presenza di temporali lontani. Il padre del Muto le osservava, in piedi, con le mani appoggiate a uno dei numerosi parapetti.
Sopra di loro il cielo, reso cristallino dalle piogge e dai venti dei giorni precedenti, lasciava intravedere la cortina galattica in un mare di stelle. Dal giardino il profumo dei fiori arrivava a tratti, portato dalla brezza.
– È una faccenda grossa, Lucas. Davvero grossa. Forse la più importante in cui siamo mai stati coinvolti. – Aggiunse, voltandosi verso di lui.
Lucas avvertì un sottile brivido alla base della nuca. – Non sono coinvolto in nulla.