A che serve l’informatica nel processo creativo? Perché un autore dovrebbe avere bisogno di un software per gestire personaggi, luoghi, coerenza della trama? A un vero scrittore dovrebbe bastare una Olivetti Lettera 22, un bricco di caffè e l’ispirazione.
Molti sono affascinati da questo immaginario mitico – romantico, dove l’artista è artista in qualsiasi situazione; anzi, più è indipendente da qualsivoglia tecnologia, meglio è. In genere sono persone che non hanno mai scritto un libro e che esprimono queste convinzioni su Facebook, o su un altro social famoso a vostra scelta.
L’odore della carta, signor mio, l’odore della carta!
La tecnologia che aiuta
Ironia a parte, io ho sempre amato le comodità della buona tecnologia e non mi vergogno di ammetterlo.
Nel 1991 fui invitato a tenere il concerto inaugurale al Fancon (Raduno nazionale della fantascienza e del fantastico) di Courmayeur, che quell’anno festeggiava il centenario di J.R.R. Tolkien.
Avendo io composto un’intera suite musicale ispirata al Signore degli Anelli ed essendo la mia musica ricca di strumenti e quindi un po’ complessa da eseguire col solo pianoforte, preparai le parti orchestrali da far eseguire al mio Amiga 500 che comandava via protocollo MIDI una tastiera musicale Yamaha. Credo sia stato uno dei primi “concerti multimediali” in Italia, e piacque molto sia per la musica sia per il metodo.
Superare i pregiudizi
Questo esempio lo riporto sia perché lo ritengo utile e interessante – e poi un po’ mi piace tirarmela – sia per farvi capire che la tecnologia può essere un ottimo mezzo per arricchire un’esperienza artistica, dal lato del fruitore ma anche dal lato creativo. In quel caso l’informatica mi permise di presentare i miei brani, pur non avendo un’orchestra a disposizione.
Molto probabilmente lo stesso J.R.R.Tolkien, noto per il suo estremo disordine nell’organizzazione di appunti e storie, avrebbe infine apprezzato l’uso del computer per tenerle organizzate, nonostante la sua leggendaria avversione per diversi aspetti della tecnologia.
Ma le persone intelligenti alla fine superano ogni pregiudizio.
Qualche mese con Storymill
Storymill è stato (il suo sviluppo fu interrotto nel 2011, appena un anno dopo che lo avevo acquistato) un programma sviluppato dalla società informatica americana Mariner Software. Concepito per aiutare gli scrittori di romanzi e racconti a gestire in modo efficace i personaggi, i luoghi, lo sviluppo della trama è risultato per me comunque molto utile, per gettare le basi di quello che poi sarebbe divenuto il mio personale software per aiutarmi a scrivere The Montecristo Project: Saga.
Premetto che non sono un vero sviluppatore, mi considero piuttosto un utente mediamente avanzato. Saga in realtà è una “soluzione” di Filemaker, che a sua volta nacque come programma per gestire basi di dati nel lontano aprile 1985 e che nel tempo è diventato una vera propria piattaforma di sviluppo per… un po’ di tutto. Basta che abbiate dei dati da gestire e mettere in relazione fra loro o con l’esterno, e Filemaker vi permetterà di farlo con molta semplicità, una volta compreso il meccanismo.
Informatica e libertà
Qualcuno a questo punto si chiederà “ma perché complicarti la vita? Cosa mancava a StoryMill?”.
La risposta è semplice: la libertà.
StoryMill nacque come programma specialistico per autori professionisti. Ma io ero fin dall’inizio un caso “anomalo”. Come nelle mie opere musicali mi piace inserire diverse voci in contrappunto fra loro, che arricchiscono la trama melodico-armonica, così nella mia scrittura mi piace seguire diverse sotto-trame e personaggi da molteplici punti di vista. StoryMill sarebbe stato più che sufficiente per tale impostazione di lavoro: ma a un certo punto è venuta fuori l’esigenza di una Wikipedia futura (Wikinet) per i termini scientifici.
Il mio obbiettivo non era certo complicarmi la vita. Per questo ho sempre cercato di usare l’informatica: semplificazione e automazione. Un mio caro amico una volta ha detto: se stai facendo al computer un lavoro che il computer farebbe meglio da solo, stai perdendo tempo.
Stratificazioni successive
In un secondo momento alla Wikipedia interna si sono aggiunti i Glifi, simboli che esistono a due livelli della narrazione: sia al suo interno, come strutture che accolgono i Circuiti Nanoquasici (se volete sapere cosa siano i CNQ: ecco la relativa voce di Wikinet), sia a livello meta-narrativo, come emblemi introduttivi di ogni singola scena, legati ad essa da legami iconici e semantici: sono chiavi di lettura ulteriori, che lettori e lettrici possono scoprire – magari con un piccolo aiuto.
Ecco quindi che gli strati erano già diventati tre e StoryMill, ahimè, non prevedeva altre funzioni se non quelle mostrate nella sua interfaccia. Non permetteva alcuna personalizzazione.
Invece con Filemaker ogni nuovo strato, ogni nuova funzione può essere aggiunta nel momento in cui se ne presenta la necessità. Perché Filemaker, in quanto piattaforma informatica di sviluppo per database relazionali, è, diciamo… multidimensionale. Potenza dell’informatica.
Un lavoro continuamente in divenire
E così, gradualmente, aggiungendo tabelle, relazioni, interfacce e perfezionandone le funzioni in corso d’opera, ho sviluppato Saga come appare adesso. Totalmente incentrato sulle mie esigenze specifiche, beninteso; organizza le scene in una struttura gerarchica per capitoli, i capitoli per opera, le opere per saghe (appunto).
Per ogni scena mi permette di gestire personaggi e location (come già altri software) ma anche ulteriori testi, organizzati per tipologia, come voci della Wikinet interna, le versioni precedenti della scena, note e appunti. E mi permette di gestire pure codice informatico, come quello relativo alla versione digitale in ePub, e gli eventuali allegati, quali illustrazioni, Glifi, QRCode, audio e video, PDF dell’impaginato. Anche visualizzatori Web per mostrare il tutto, sia offline che online, tenendo traccia di tutti i link collegati alla scena sul sito della wiki e dei contenuti bonus.
Posso costruirci tutte le interfacce che voglio, personalizzarle per ogni nuova necessità spuntata in corso d’opera, o più semplicemente integrare le interfacce che ho già creato.
Insomma, l’informatica applicata in modo creativo e intelligente, attraverso Saga, mi permette di gestire il progetto di una storia estremamente complessa, intricata e variegata, tenendone sotto controllo la coerenza interna e permettendomi un risultato (almeno spero, ma finora ne ho avute molte conferme), apparentemente semplice e lineare per il lettore.
Non è un potere da poco.