(…)
Napoleone Bonaparte sedeva nella sua tenda da campo, cupo, in attesa del ritorno dei soldati inviati in perlustrazione. Non era riuscito a chiudere occhio, anche per il dolore sordo allo stomaco, tanto accentuatosi negli ultimi giorni. Non aveva neppure ricevuto notizie dal Maresciallo De Grouchy, la cui missione era indispensabile per il successo della sua impresa.
Si riscosse dai suoi pensieri con un sussulto quando il giovane Colonnello Rochard entrò nella tenda e fece il saluto militare.
– Ebbene?
– Attaccherà, mio imperatore. È certo.
Napoleone tacque. Che fare? Preparare la linea difensiva come consigliava il Conte d’Erion?
La pioggia che continuava a cadere, incessante, martellava sulla tenda e gli causava un senso di soffocamento. Sentì improvvisamente il bisogno di uscire da quella maledetta trappola prima che gli crollasse addosso.
L’acqua rinfrescò il suo viso comunicandogli un senso di totale libertà, di forza prorompente, di assoluta invincibilità. Avrebbe trionfato, se avesse attaccato per primo e con la dovuta decisione.
Ignorando le fitte convocò lo stato maggiore, mentre il sole si apprestava a sorgere sopra le spesse nuvole che ricoprivano le colline intorno alla cittadina di Waterloo.