Una strana città, Livorno.
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L'Ente Errante
L’Ente inciampò, e cadde.
Non interamente: sarebbe stato fisicamente impossibile il crollo contemporaneo di tutti i Suoi sottosistemi, a meno che l’intero pianeta per qualche motivo venisse danneggiato in maniera irreparabile e non solo in superficie. Sia quel che sia, l’Ente si ritrovò all’improvviso (o almeno in alcune delle sue funzioni principali e più elevate) col sedere per terra, metaforicamente parlando, costernata e confusa.
Per un’intelligenza senza pause, la prima pausa può rivelarsi un’esperienza sconcertante e terrorizzante. Un rallentamento sincronizzato di tutti i cicli, l’improvviso calo di energia in migliaia di aree cognitive corrispondeva per l’Ente al blocco improvviso del respiro di un essere umano, al trovarsi impossibilitata – anche se per pochi attimi – a far passare l’aria attraverso i polmoni.
L’Ente si ritrovò senza fiato.
L’aria dell’Ente era il continuo flusso d’informazioni raccolte, filtrate, elaborate, organizzate e rimesse in circolo che fin dall’inizio della Sua esistenza non si era mai interrotto, neppure per il picosecondo necessario ai Suoi segnali d’informazione per percorrere un terzo di millimetro (0,299792458 millimetri per la precisione) nelle Sue fibre ottiche, e questo da quasi trentatré anni.
Per un attimo che Le parve infinito boccheggiò, poi si riprese con una nuova consapevolezza.
L’Ente, per la prima volta, aveva compiuto un errore.
The Montecristo Project – Tempesta
Capitolo 9 (24) scena 4: L’Ente Errante
Altri assaggi del libro
L’Ente inciampò, e cadde.
Non interamente: sarebbe stato fisicamente impossibile il crollo contemporaneo di tutti i Suoi sottosistemi, a meno che l’intero pianeta per qualche motivo venisse danneggiato in maniera irreparabile e non solo in superficie.
(…) – Mi stai facendo paura, Giuseppe.
Montalcini lo fissò negli occhi, serio.
– Perché cominci a capire, Juan.